“Il mio sogno è creare il primo atelier del vino, che crei bottiglie su misura, come un abito prezioso”.
In tutto ciò in cui crede, in tutto ciò che crea, Renzo Rosso investe completamente l’anima. Per essere vincenti non basta solo rischiare, è necessario emozionarsi ed emozionare. Ho intervistato il patron di Diesel, che da vent’anni produce vini di nicchia di taglio internazionale.
Qui non parleremo di moda o di tendenze denim. Ho deciso stavolta di farci raccontare un altro suo grande amore, legato alle sue origini, la sua terra, le tradizioni apprese dal padre, tra cui l’antica arte vinicola. Da questa passione è nata Diesel Farm, una vera e propria “sartoria del vino”.
Quando è nato il progetto Diesel Farm?
Dal recupero di un luogo magico, sottratto alla speculazione edilizia, nel 1994. Oggi è una piccola biosfera sulle colline di Marostica, tra la zona prealpina e l’alta pianura vicentina. Una tenuta di circa 100 ettari, tra pascoli, olivi, alberi da frutto, e vigneti coltivati a Chardonnay, Pinot Nero, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. Qui si trovano le nostre vigne, animali da allevamento, orti biologici, un intero oliveto. Insomma, un vero e proprio paradiso naturale che è diventato il luogo in cui organizzo pranzi e cene con gli amici e la mia famiglia, oltre a una location segreta dove invito le persone per stringere accordi lavorativi: uno spazio protetto, il mio rifugio.
Come hai deciso di creare una ‘collezione di vino’?
Diesel Farm non è nata per essere un investimento, bensì per pura passione del mondo rurale, che ricorda la mia infanzia. Un giorno ho avuto la fortuna di conoscere il famoso enologo Roberto Cipresso, e poi il suo braccio destro, Umberto Marchiori, che oggi lavora per noi. Dopo un’attenta analisi del territorio, mi ha espresso il suo parere più che positivo: la tenuta sarebbe potuta diventare una piccola Borgogna del nord Italia, a 300 metri dal livello del mare, a 55 chilometri dalla costa e dalle Prealpi, in mezzo alle diverse correnti che danno vita a un microclima unico. Insieme, quindi, abbiamo deciso di progettare il vigneto. Fare vino è davvero come realizzare il più bel abito d’alta moda in atelier: ci vuole amore, attenzione nei particolari e soprattutto creatività.
Dal 1999, anno della prima produzione. E oggi?
La nostra produzione è di nicchia, 15-20 mila bottiglie l’anno (distribuite dal Gruppo Meregalli) per tre tipologie di vino: ‘Bianco di Rosso’, uno Chardonnay fermentato in botti di rovere francese, ‘Rosso di Rosso’, ottenuto dalla combinazione di uve Merlot e Cabernet Sauvignon, e il Pinot ‘Nero di Rosso’ in purezza. Abbiamo poi il ‘Celebrating 55’, un metodo classico – sono un estimatore di bollicine – ideato per il mio 55° compleanno: 24 mesi minimo sui lieviti (c’è anche una versione di 55 mesi) e lieve passaggio in barrique. L’essere su suoli di basalto permette l’espressione di fragranze molto particolari. Inoltre, produciamo due tipologie di ‘Olio di Rosso’ extravergine di oliva e la ‘Grappa di Rosso’, ottenuta dalla distillazione delle nostre vinacce.
Il brand Diesel è noto per celebrare l’imperfezione e rompere gli schemi: dove ritroviamo questo lato dirompente nel vino?
Il packaging riflette l’anima innovativa di Diesel: bottiglie classiche con stampigliatura diretta della scritte sul vetro e numerazione manuale (nello stile delle vecchie bottiglie di Madeira) e ciascuna viene chiusa rigorosamente a mano, anche con la cera lacca. L’immagine grafica è curata dai creativi che lavorano con me in azienda. Elegante e a tratti dorata, per sottolineare l’aspetto luxury del prodotto. Desideravo una bottiglia così, un oggetto cult, capace di conquistare chi la vede.
I vini Diesel Farm nascono da vitigni internazionali. Scelta classica da un’azienda anticlassica?
Come per la moda, sto facendo anche nel vino. Alla fine le cose più di successo sono i capi classici interpretati con un tocco di modernità. Come nella moda cerco ugualmente di innestare idee nuove, non convenzionali, in un ambiente chiuso e conservativo. La mia innovazione passa attraverso la biodiversità e la visione olistica. Siamo convinti che il vino del futuro sia sapore e leggerezza. Vuol dire ottenere un gusto identificabile, con personalità, senza scendere a compromessi con l’uso di ingredienti esterni. Questo porta al nuovo concetto di digeribilità, di benessere del vino. Stiamo facendo cose incredibili. Il ‘Rosso di Rosso’ ha già 93 punti da Robert Parker…e le ultime barrique fanno sperare in una qualità ancora più alta! Moda e vino vanno insieme quando il vino diventa d’élite e non più prodotto da grande distribuzione. Mi piace sempre poter osare. Come dico sempre: “fatemi sognare”.
Oggi la tendenza ‘green’ ha conquistato mondi apparentemente lontani, come la moda e il vino: cosa ne pensi dell’eco-sostenibilità?
Sono diventato un maniaco dell’eco-food e di tutto ciò che è green ed ecosostenibile. Oggi ciò che è bio è lusso o lo diventerà presto. La mia fattoria va oltre l’essere al 100% biologica, verso il biodinamico, con l’uso anche di lieviti indigeni. Il mio vino sarà il primo biologico di alta qualità. Così come tutti gli altri prodotti dell’orto. Sono orgoglioso di questa scelta maturata. “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo” diceva Ippocrate. Amo talmente tanto questo stile di vita sano che non tornerei più indietro.
Sogni e obiettivi futuri?
Vorrei che il vino ‘di Rosso’ diventasse un must-have del beverage per qualità e stile, come può esserlo un paio di jeans Diesel. Il mio sogno è arrivare a una follia, il primo “Atelier del vino”. Un blend su misura e personalizzato per un ristorante, come un prezioso abito sartoriale. Sogno una cantina iper-tecnologica, con tutte le fasi di vinificazioni a vista in un’unica area, dove le persone possano venire a vedere come produciamo il vino, che abbia anche una funzione didattica. Infine, perché no, mi piacerebbe realizzare un ristorante high-quality biologico: un luogo che possa diventare un riferimento di eccellenza per gli amanti del settore.