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Château Lafite-Rothschild | Pauillac, Bordeaux

Il Château Lafite Rothschild è il vino più costoso del mondo, infatti una bottiglia delle migliori annata può essere venduta all’asta per cifre che si aggirano fra i 100 mila e i 500 mila euro. 

 

Primo fra i primi nella storia dei crus classés nel 1855 della zona di Bordeaux, Château Lafite Rothschild è signore della terra ghiaiosa di Pauillac. Custodi di una lunga tradizione viticola iniziata nel 1620, i suoi proprietari hanno elaborato nel tempo vini celebri e immortali. Insieme al direttore generale Charles Chevallier, il Barone Eric de Rothschild è il maestro di questa proprietà ammirata dai più grandi intenditori di vino al mondo.

 

 

Nacque in Francia a Pauillac nel 1670 e agli inizi del ‘700 era uno dei vini pregiati più esclusivi ad essere servito alla corte del re francese Luigi XV, tanto da meritare l’appellativo di “le vin du Roi”, il vino del Re attribuitogli dal cardinale Richelieu. La finezza e l’eleganza del Lafite sono leggendari e lo hanno portato a comparire nella stretta cerchia dei migliori vini del mondo e ad emergere fra questi come il più costoso. 

 

 

Oggi, il vigneto Chateau Lafite Rothschild è di circa 100 ettari, ripartiti con il 70% di Cabernet Sauvignon, 20% di Merlot, 5% di Cabernet Franc e 5% di Petit Verdot; la cui produzione si attesta intorno a circa 240.000 bottiglie.

Fra il 1960 e il 1974, Lafite ha inanellato una serie di millesimi straordinari, in virtù di un terroir che non ha probabilmente eguali in tutto il Médoc e di un rigore senza concessioni in vigna: solo un terzo della produzione è riservato al grand vin.

Degustazione: 

Château Lafite-Rothschild 1998 

(cabernet sauvignon 71%, merlot 25%, cabernet franc 3%, petit verdot 1%) 

– Colore – rosso rubino tendente al granato, fitto ed impenetrabile.

– Olfatto – naso elegante di frutta nera (cassis, ciliegia nera) propone integrità di frutto, sottile tocco boisé, moderate modernità di rovere, essenza di sandalo e violetta e un’esemplare speziatura su note più dolci che austere. Terziarizzazioni lontane. Un’eleganza naturale, e la sensazione di essere solo all’inizio di un lungo e complesso cammino.

– Gusto – all’assaggio scorre setoso e continuo, compiuto in virtù di un equilibrio quasi perfetto fra volumi fruttati e un tannino diabolico per raffinatezza di tessitura. In bocca combina potenza, ricchezza ed un’importante struttura. Acidità calibrata, senza la minima sbavatura. Olimpico, moderno e inattaccabile, da bere ora e fra vent’anni con uguale soddisfazione.

 

 

Il Cabernet Sauvignon 

Non c’è altro vitigno al mondo altrettanto diffuso e altrettanto capace di dar vita a un così alto numero di grandi vini. Plastico ma forte di un’identità difficilmente avvicinabile, versatile ma capace come pochi di valorizzare climi, annate e territori, il cabernet (soprattutto sauvignon, ma anche franc) è un pilastro essenziale dell’enologia moderna, la cui storia, ça va sans dire, coincide con la parabola di questa antica varietà bordolese.

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