«Amo pensare alla vita di un vino. Il vino è un essere vivente. E amo immaginare l’anno in cui sono cresciute le uve di un vino. Se c’era un bel sole, se pioveva. E amo immaginare le persone che hanno curato e vendemmiato quelle uve. Mi piace che il vino continui a evolversi. Che se apro una bottiglia oggi, avrà un gusto diverso da quello che avrebbe se l’aprissi un altro giorno. Perché una bottiglia di vino è un qualcosa che ha vita, ed è in costante evoluzione, acquista complessità, finché non raggiunge l’apice.»
[dal film Sideways – In viaggio con Jack]
Mi piace iniziare questo articolo con questa citazione che racchiude l’essenza dell’amore, delle attenzioni e della costante ricerca che si celano, quasi magicamente, dietro ad un vino di qualità.
Elena Walch è una donna elegante ed alla guida della sua azienda vinicola dell’Alto Adige, fiore all’occhiello del panorama locale, italiano e rinomata a livello internazionale.
Identità, Sostenibilità, Autenticità e Territorio sono i capisaldi della filosofia di Elena. Già, il territorio, come il vigneto Kastelaz, che dà il nome al suo noto Gewurztraminer, un concentrato di bellezza naturale e coraggio umano. Ripido fino al 60% di pendenza, sembra voler insegnare che costanza e sacrificio vengono ripagati. Elena mi invita a passeggiare con lei in quel fantastico ambiente naturale e romantico, tra i filari, raccontandomi la sua storia e di come tappa dopo tappa il suo percorso l’abbia portata oggi con la sua azienda ad essere un riferimento di eccellenza.
Da sempre orientata a una produzione improntata alla qualità, decise di reimpiantare la maggior parte dei vigneti con un’alta densità di ceppi ma con basse rese per ettaro, cloni altamente selezionati, scegliendo vitigni sia autoctoni che varietà internazionali.
Favoriti da una splendida giornata abbiamo visitato la tenuta Kastelaz, terreno di cinque ettari che domina il centro di Termeno, dove la perfetta esposizione a sud unita alla forte pendenza dona alle uve una forte insolazione che determina le caratteristiche dei vini ottenuti da questi vigneti. Mi è molto chiaro quanto Elena dedichi molta importanza al rispetto del territorio, alla sapienza nella coltivazione, alla sostenibilità ed alla costante ricerca di perfezionamento verso l’alta qualità.
La collina è impiantata a spalliera con Gewürztraminer, e mi ha molto colpita per la sua affascinante bellezza, completata dalla presenza a quelle latitudini di olivi e cipressi dovuti al microclima quasi mediterraneo presente per buona parte dell’anno.
L’altro importante vigneto per Elena, oltre ad altri appezzamenti minori che ama definire ‘gioielli’, e´senza dubbio il vigneto Ringberg, caratterizzato da un piccolo castello rinascimentale eretto dalla dinastia degli Asburgo nel 1620. Grazie ai suoi 20 ettari di estensione si distingue non solo come tenuta principale di Elena Walch, ma anche come il più grande vigneto dell’Alto Adige. I terreni di origine morenica e dalla ricca composizione, contribuiscono alla creazione di varietà uniche, insieme al clima mite, la vicinanza del lago e l’altitudine ideale caratterizzato quel terroir così inconfondibile, di enorme beneficio per la qualità delle uve, che vengono poi accuratamente selezionate per la successiva lavorazione nella cantina.
Tornati in azienda scendiamo nella cantina costruita su diversi livelli di profondità. Sono colpita dalle grandi botti di rovere di Slavonia dal fronte intagliato, dove sono incise la storia della famiglia e del territorio. Sono straordinarie per numero e lavorazione, un vero patrimonio storico ed artistico per la famiglia.
L’impressione è stata che la vinificazione di tutti i vini delle diverse linee tenga conto delle tecniche più moderne, per la convinzione di limitare al massimo gli interventi enologici. La scelta della sostenibilità è applicata in azienda dalla vigna alla fase finale del prodotto e rappresenta uno dei valori fondanti della cultura di Elena Walch.
Ci siamo poi trasferiti al bistrot «Le verre capricieux» dove è proseguito il nostro incontro, circondato da un grazioso giardino, è situato nel parco storico dell’azienda a Termeno. Lo stile innovativo che lo caratterizza s’integra perfettamente con gli altri edifici circostanti.
Accolti anche qui da una perfetta padrona di casa siamo stati messi a nostro agio. La nostra conversazione è stata accompagnata da uno spuntino con selezionati formaggi ed un pregiato speck di anatra accompagnati dalla degustazione di qualche etichetta del suo portfolio: Chardonnay, Castel Ringberg Sauvignon, Castel Ringberg Lagrein Riserva, Kastelaz Gewurztraminer, Beyond The Clouds, ed una nuova ed ambiziosa produzione di vino bianco ancor più ‘testimonial’ dell’importanza della sostenibilità per Elena, frutto di un vigneto di recente acquisizione, da una tipologia d´uva resistente alle malattie funginee e che perció non ha quasi bisogno di trattamenti in vigna.
Esamineró in dettaglio le degustazioni dei vini in schede successive, ma devo dire che tutti mi hanno impressionata risultando piacevoli e profumati al naso, e in bocca morbidi, freschi, sapidi, molto fini, armonici ed equilibrati.
Dedico questo articolo a Elena Walch, ringraziandola sempre per avermi dedicato il suo tempo e fatto vivere quella interessante mattinata, piacevolmente istruttiva, chiacchierando con un’elegante «donna del vino» che guida con passione e innovazione
una delle realtà più importanti dell’Alto Adige. Io proseguo nel mio percorso augurandomi di rincontrarla presto ed augurando a lei sempre grandi successi e riconoscimenti.
(La blogger con Elena Walch)
(La blogger con Elena Walch)
Elena Walch Winery
Termeno (Tramin)
Trentino-Alto Adige
www.elenawalch.com
«Ha la buccia sottile, è sensibile, matura presto. E insomma, non è una forza come il Cabernet che riesce a crescere ovunque e fiorisce anche quando è trascurato. No, al Pinot Nero servono cure e attenzioni. Sì, infatti cresce soltanto in certi piccolissimi angoli nascosti del mondo. Eh, e solo il più paziente e amorevole dei coltivatori può farcela. È così. Solo chi prende davvero il tempo di comprendere il potenziale del Pinot sa farlo rendere al massimo della sua espressione. E inoltre, andiamo! Oh, i suoi aromi sono i più ammalianti e brillanti, eccitanti e sottili e antichi del nostro pianeta.»
[Sideways, 2004]